La pandemia e l’e-commerce

La pandemia e l’e-commerce.

L’idea

Quando abbiamo cominciato a pensare ad Omniacon, le nostre vite (come quelle di tutti), erano delle “semplici”, “affaticate”, “normali” vite come quelle della stragrande maggioranza dei cittadini italiani.
L’idea di creare un contenitore che desse sfogo a quei commercianti che sentivano parlare di web, internet, e-commerce, ma che avevano poca dimestichezza con gli strumenti digitali, ci sembrava qualcosa di percorribile ed utile, soprattutto.
Ci preoccupava la CRISI ECONOMICA, IL MES, LA TROIKA, LA CRISI GRECA, ci preoccupavano (da commercianti incalliti), tutti quei temi che gettavano ombre e sfiducia sul commercio e sui consumi.

La messa in opera

Era (sigh, il tempo scorre veloce), il lontano ormai 2016 (già 5 anni), e nulla faceva presagire quello che di terribile sarebbe arrivato qualche anno dopo.
Così, tra un’idea ed un’altra, un rinvio ed una correzione, prende forma la folle idea di voler raggruppare in un unico contenitore, i prodotti più svariati che neanche nelle fantasie surreali dei quadri di Salvador Dalì riuscirebbero a coesistere.
Mettiamo insieme ai dolci della tradizione tipica siciliana, prodotti di moda griffati, occhiali da sole, piccoli elettrodomestici, lubrificanti auto e prodotti per la bellezza, caffè, collezionismo, videogiochi e film (e sicuramente dimentico qualcosa…)

Forti delle nostre esperienze in campo commerciale, relazionale e tecnico, cominciamo a creare giorno dopo giorno il nostro catalogo prodotti.
L’idea piace, qualcuno ci chiama anche (incredibile!)
Del resto, pensiamo noi a tutto: foto, catalogo, studio del prodotto e logistica,
il nostro partner deve solo fare un atto di fede e metterci nelle condizioni di piazzare il miglior prezzo nel mercato, perché non dovrebbe piacere?
Ed infatti, continua a piacere e le proposte si moltiplicano ed il catalogo si allarga fino al fatidico Natale 2019.

Dai un’occhiata se ti va

Cosa potrà mai andare storto?

A Novembre tra una notizia e l’altra, qualcosa attira la mia (e sicuramente di molti altri) attenzione.
“Misterioso Virus influenzale si espande a Wuhan, l’Oms teme la pandemia, le autorità cinesi dichiarano di aver contenuto il contagio”.
Va be, dai, in questi anni, altre volte s’era gridato all’allarme pandemia, ma nulla di realmente significativo per le nostre vite, pensiamo a brindare e soprattutto capire che fine abbia fatto Bugo.
Intanto, il nemico ha un nome, che sentiamo lontano, ma conosciamo: Sars-Cov2 o meglio Covid19 (Corona Virus Disease 2019).
Beh, ma già ha un nome, l’han classificato, non lo faranno certo uscire dai confini, figuriamoci, chiuderanno gli aeroporti, metteranno dei rigidi protocolli di contenimento.
Siamo quasi nel 2020 mica possono pensare di farci stare rintanati in casa per evitare un virus…suvvia, non è possibile, porranno un rimedio (fiduciosi).

Siamo un po’ preoccupati.

Le immagini di Wuhan (una metropoli con milioni di abitanti, diciamocelo, sconosciuta ai più) deserta, fanno il giro del mondo; quel mondo lontano e deserto ci incuriosisce, tanto che l’attenzione dei media, lo ricordo nitidamente
era più incentrata sulla serrata (lock-down) della città che non sul virus.
E già, perché dopotutto, il virus ce l’han loro…poveracci, guardali, rintanati in casa…certo, “se magnano i pipistrelli e che ca….”
La Cina è…lontana, ed il COVID ancor di più.
Lontano e rifiutato dal nostro presunto machismo occidentale, una semplice “influenza” non fermerà le nostre vite, cosa vuoi che sia, COVIDDI NON CE N’E’, andiamo di aperitivo!.

“Primi casi positivi al nuovo Coronavirus si registrano a Roma, sono due turisti cinesi” (ma non dovevano chiudere gli aeroporti, rigidi controlli…no eh…va be).
Saranno casi isolati, curiamoli a casa loro!!.

Arriva il paziente zero, stanno male anche i “nostri”.

Codogno e Vo’ Euganeo (per noi del Sud, sconosciute quanto Wuhan), diventano i primi focolai italiani.
La percezione del pericolo adesso si conta a Km di distanza.
Le reti nazionali martellano incessantemente un jingle insopportabile che ti avvisa di non uscire di casa, lavarti le mani, mettere la mascherina. È esodo nord-sud.
È Lock down, i supermercati esauriscono le scorte di pasta (tranne le penne lisce, quelle si sa che non le mangi manco morto!), lievito, farina, acqua, batterie e di tutta quella roba superflua che ti permetterebbe di vivere serenamente almeno un paio di giorni in caso di un reale problema di approvvigionamento viveri che non è mai accaduto (ndr).

Quanto dura?

Bo…dai, due settimane e torniamo ad uscire…state sereni (Matteo sei tu??)
Intanto, le immagini delle camionette dell’esercito in quel di Bergamo, che portano via le bare dei defunti, fanno il giro del mondo ed un senso profondo di tristezza ed impotenza ci assale.
Il lock-down da i suoi frutti, i contagi scendono, in estate tutti al mare, ma senza vaccino, tanto il virus è andato via.
Alla ripresa delle scuole, l’indice diventa così alto, da farci dimenticare il primo picco, e giù di lock-down soft…tralascio volontariamente il resto della narrazione, perché ci siamo ancora abbondantemente dentro.

La realtà

I dati Istat certificano una crescita dell’e-commerce dall’inizio di sta follia e sicuramente starete pensando che tutto sommato, per chi è da questa parte della barricata tanto male non è andata.
Ma appunto, bisogna starci nella barricata per giudicare.
L’impatto della Pandemia ha certamente intensificato il traffico ed i consumi on-line, MA c’è un grosso MA, gli e-commerce come tutte le attività vivono di commercio reale (e lo so, sembra strano).
La nostra realtà, come molte altre non è solo la parte on-line che si vede freddamente dietro uno schermo.
È fatta da partner commerciali che son rimasti fermi, bloccati, senza acquisti, senza vendite, sospesi nella naftalina senza avere la possibilità neanche di potersi lamentare.
La Pandemia ha colpito forte allo stomaco senza lasciare respiro, ha spiazzato quanti, impreparati ad un evento simile, non riuscivano a vedere un puntino debole debole di luce in fondo al tunnel.
Noi quel puntino lo potevamo vedere, o immaginare di vedere (anche solo per Fede), perché sapevamo, ed eravamo in pace con le nostre coscienze, di star facendo tutto quello che era umanamente possibile fare.

Riflessioni

Dover lavorare con città bloccate, corrieri a mezzoservizio, magazzini chiusi, produzioni non sempre pronte per defezioni del personale, non è stato semplice,
e non è stato sempre semplice ed ahinoi è stato a volte impossibile accontentare tutti.
Perché quello che credevamo ancora prima della Pandemia e che oggi è fondamento delle nostre politiche aziendali (ancora più di ieri) è l’umanità ed il rapporto che si contrappone ad un freddo e solitario strumento come un pc, uno smartphone o un tablet col quale fai gli acquisti.
Paradossalmente, ciò che ci fa stare distanti (e sicuri), può avvicinarci solo attraverso la nostra umanità.
Ho elaborato, sistemato e stampato centinaia di bigliettini di auguri Natalizi o Pasquali, che mi han colpito e fatto capire ancora di più quanto il distanziamento abbia ferito il nostro mondo e le nostre famiglie, che nella distanza
si son ricompattate ma al prezzo di grandi e spesso taciute sofferenze.

Conclusioni

La Pandemia ha giocoforza cambiato tutto, accelerato delle riforme ferme da troppi anni, ci ha fatto capire cosa significhi ADATTAMENTO, e la natura l’ha fatto, mandando probabilmente, la sua creazione che meglio incarna il concetto, i virus, per l’appunto.
Dobbiamo imparare da lui ed essere più permeabili e soprattutto veloci ai cambiamenti, in maniera che le preoccupazioni pre-pandemiche siano superate e restino uno spiacevole ricordo.

Crediamo di aver reso un servizio sempre umano e di aver creato quelle sinergie e quelle coesioni che sono fondamentali nei momenti più complicati, sposando e trovando soluzioni sempre nuove,
tenendo costantemente un’antenna puntata sul canale delle novità.
Presto ne arriveranno delle altre, sia come prodotti trattati che di servizi offerti e noi, speriamo di poter sempre trovare il favore che ci ha accolti fino ad oggi.

La pandemia e l’e-commerce.

 

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